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MIRIZZI ERGO SUM VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI CLASSICO RISERVA 2016

MIRIZZI
72,00 €
Tasse incluse Spedito in 2-3 giorni lavorativi

VITIGNO 100% VERDICCHIO

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Pensavamo dopo tanti anni di avere ormai detto tutto di quest’azienda, invece ci sbagliavamo, perché i Mirizzi sono in continuo fermento, non si appagheranno mai per nostra fortuna, la loro indole è quella di sperimentare sempre, verificare fino a dove può spingersi il verdicchio, come in questo caso: 5 anni di gestazione, di cui uno nell’uovo di Nomblot (dove fermenta e resta a contatto con le fecce fini, con batonnages trisettimanali) e ben 4 in bottiglia! Infatti quello nelle mie mani è un vino che non ha ancora concluso il suo percorso di affinamento, previsto per il 2021.
La cosa imbarazzante, si fa per dire, è che ormai ci stiamo abituando a vini dalle qualità straordinarie, le valutazioni potrebbero sembrare troppo generose, tutte queste cinque chiocciole che emergono da qualche anno a questa parte. Verissimo, ma non dipende da noi, né dal fatto che siamo di manica larga, al contrario è proprio perché conosciamo l’azienda da quasi vent’anni che abbiamo potuto verificare con naso e palato quanto sia cresciuta, fino a diventare uno dei punti di riferimento della regione.
Ma cos’ha di così particolare questo uovo di Nomblot, prodotto guarda caso in Francia? È un tino tronco-conico in cemento ottenuto con un’unica colata, è un monoblocco, puro, senza aggiunta di prodotti o coadiuvanti chimici, perfetto per il vino tanto che è sempre più richiesto e utilizzato anche in Italia.
I Mirizzi non potevano lasciarselo scappare ed ecco qua l’Ergo Sum 2016 a raccontarci il risultato di questo lavoro: non c’è legno in questa riserva, per scelta, l’obiettivo è quello di consentire al verdicchio di esprimere tutte le sue qualità esaltandole con questo processo di vinificazione e affinamento.
Il risultato è sbalorditivo, il rischio poteva essere quello di trovarsi di fronte un vino massiccio, appesantito, del resto 15 gradi alcolici lo pongono in una fascia alta per un bianco, invece è di un’eleganza e raffinatezza straordinarie; ha mantenuto perfettamente tutta la sua verve, la sua freschezza, i profumi sono vivi, stimolanti, al momento non sembrano voler esaltare il frutto ma soprattutto la componente floreale e vegetale, si ha l’impressione di trovarsi immersi in un campo sperimentale, dove si trovano numerose specie di piante che convivono generando profumi complessi e unici, molti dei quali non ricordo di avere percepito in altri verdicchio, come l’erba limoncella, la melissa, la santoreggia, poi arriva la salvia, il biancospino, la ginestra e potrei elencarne molte altre; solo dopo ci si può concentrare sulla trama fruttata, prevalentemente di agrumi, ma con qualche slancio verso la pesca nettarina e la nespola.
Prima di assaggiarlo, vi dico chiaro e tondo di non bere questo vino dopo averlo tenuto in frigo, sarebbe un errore madornale servirlo a 8-10 gradi! Qui 12-13 sono troppo pochi, osate degustarlo attorno ai 14, rimarrete sbalorditi, è questa la sua temperatura ottimale, non è una coca-cola. Ci siamo troppo spesso abituato a bere i vini bianchi quasi gelati, ma quando c’è materia, grassezza, acidità, complessità, come in questo caso, bisogna abbandonare certe cattive abitudini e lasciarlo stemperarsi nel calice, scoprirete che diventa sempre più ampio e profondo, come in questo caso. Già adesso è equilibrato e godibilissimo, l’alcol non si sente quasi per nulla, immaginatevi dove potrà arrivare con altri 6-8 mesi di affinamento. Un’autentica meraviglia…

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